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LA CULTURA DEL GESSO - Roero - Astigiano - Ovadese

A Magliano Alfieri, all'interno del Castello, esiste un museo di arti e tradizioni popolari e una vasta parte è dedicata ai solai di gesso della zona.
Questa tecnica costruttiva era molto diffusa nelle case contadine di alcuni paesi del Roero, dell'Astigiano e dell'Ovadese.
Si tratta di collegamenti orizzontali formati da pannelli di gesso portanti, gettati in opera tra l'intelaiatura di travi e travetti di legno, su matrici lignee che recano inciso in negativo un motivo decorativo, che viene impresso in positivo sul pannello. Cultura del gesso

Il più antico solaio trovato in opera in una cascina di Vezza d'Alba porta la data del 1580.
Gli esemplari più recenti risalgono alla metà del XIX secolo, quando la diffusione delle fabbriche per la produzione in larga scala di mattoni, profilati di ferro, calci e cementi favorisce l'abbandono delle tecniche, come quella dei solai, legate alla logica del singolo cantiere e a zone relativamente ristrette.
I solai di pannelli decorati, larghi fino a 50 cm., sono una caratteristica peculiare delle aree piemontesi di cui abbiamo detto.
Al gesso viene dato scarso valore come materiale da costruzione, solo alcuni testi ottocenteschi segnalano delle tecniche per costruire plafoni portanti fra travetti di legno, ma si tratta di pannelli molto stretti e non decorati.
L'origine del fenomeno piemontese è stata individuata nell'esistenza, nelle aree in cui i solai sono presenti, di molte cave di gesso formatesi quando il Mediterraneo si ritirò dall'attuale pianura Padana.
La diffusione dei solai è tuttavia in una zona molto ristretta e, ad una certa distanza dalle cave, il fenomeno si interrompe per riprendere appena ci si trova nuovamente in zona di affioramenti gessosi.
Lontano dalle cave non era economico trasportare grandi quantità di gesso a causa del pessimo stato delle vie di comunicazione, inoltre il gesso perdeva progressivamente le sue qualità con l'esposizione all'aria, diventando un ingrediente poco affidabile.

All'interno delle aree di diffusione con il gesso si faceva di tutto: crudo e tagliato in blocchi era usato per la costruzione delle murature di elevazione; cotto e macinato era componente principale della malta necessaria per legare i mattoni delle volte e dei muri, per formare i pavimenti, gli spigoli conduttori e gli intonaci, per fissare i cardini delle porte e delle finestre, per coprire i cannicci dei soffitti, oltre che per fare i solai.
Il gesso era anche la materia prima degli stucchi che decoravano le chiese e le case signorili, dell'intonachino dipinto con cui si coprivano gli altari per fingere rivestimenti di materiali preziosi.
Nelle case contadine sono di gesso anche gli elementi decorativi che spesso sono sui portali e le cornici che segnano le imposte delle volte o disegnano i camini e i vani delle porte e delle finestre. Con il gesso inoltre si fertilizzavano i terreni.

Questo largo uso del materiale è dovuto alla grande disponibilità: la scarsa profondità dei giacimenti di roccia gessosa, la loro estensione, la permissiva legislazione che regolava l'estrazione dalle cave, le semplici tecniche di estrazione e il materiale utilizzato, facevano si che esistessero una miriade di piccole attività, condotte da famiglie contadine che integravano i magri redditi provenienti dal lavoro della terra. Le condizioni sopradette facevano si che il gesso fosse acquistabile a basso prezzo anche con lo scambio di prodotti della terra o con il lavoro in cava.
I solai di gesso si realizzavano più facilmente delle coperture in cotto, inoltre mantenevano il calore nelle stanze e difendevano il tetto dal fuoco.
Grazie ai motivi decorativi portavano inoltre nella casa contadina una nota di preziosità e decoro, richiamando i solai lignei delle case dei ricchi.

Diffusi per lo più nelle case contadine, i solai di gesso erano diventati nel dopoguerra, per molti proprietari, simbolo di un passato di povertà, da eliminare non appena se ne avesse la possibilità economica.
In quegli anni erano numerosissimi i solai che venivano demoliti per essere sostituiti da strutture moderne in cemento armato e solo l'interesse di Enrica Fiandra, ispettore centrale del Ministero dei beni culturali, ha permesso di suscitare l'interesse dei proprietari e degli organismi regionali per il recupero e la tutela di questo patrimonio culturale.
Nella zona di Magliano Alfieri, un gruppo di giovani che, vivendo ancora nelle campagne e vedendo scomparire intorno a loro le usanze e le testimonianze della vita e della cultura contadina, cominciarono a lavorare per la realizzazione di un Museo d'arti e tradizioni popolari.
Tra gli oggetti che raccoglievano per l'allestimento vi erano pure pannelli di gesso provenienti da solai demoliti e gettati nelle pubbliche discariche.
Chiesero indicazioni su come restaurare i pannelli e il luogo scelto per ospitare il museo fu indicato nel Castello di Magliano che in quegli anni era interessato da restauri.

Nel museo si presenta il fenomeno in tutti i suoi aspetti: viene spiegata la tecnica costruttiva, le caratteristiche fisiche e chimiche del gesso che ne consentono tante utilizzazioni, la formazione geologica del territorio, le modalità d'estrazione e cottura, la commercializzazione, le tipologie edilizie ed urbane in cui i solai si collocano, i motivi decorativi e gli oggetti che li hanno ispirati.
Nel complesso si evidenzia un ruolo così importante del gesso nella vita di queste campagne da giustificare la funzione di Centro di documentazione della cultura del gesso nel Roero, nell'Astigiano e nell'Ovadese assegnata alla sezione del museo che è stato inaugurato il 27 settembre 2002.

Notizie reperitre sulla brochure del Museo - Centro della documentazione cultura del gesso.

soffitto in gesso

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