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Per il numero di dicembre, nella sezione antiquariato, cosa c'era di più indicato del Presepe Napoletano?
La tradizione del Presepe Napoletano ha inizio nel XVIII° secolo, quando gli appartenenti alla nobiltà napoletana
(dopo aver importato dagli Spagnoli questa usanza)
iniziarono a fare a gara a chi preparava il presepe più bello.
Nel 700 il presepe era un affare di corte.
Da vecchie fatture e ricevute di pagamento ritrovate negli archivi reali, si può vedere che scultori come Giuseppe Sanmartino
e Angelo Viva, pittori come Michele Pagano e Giacinto Gigante e scenografi del teatro S.Carlo e di corte come
Vincenzo Re, furono coinvolti nella preparazione di meravigliosi presepi.
Allestire un presepio per le festività natalizie era, per la nobiltà, una questione di prestigio e quanto più il presepe
era sfarzoso e ricco di personaggi tanto più era motivo di vanto.
Venivano spese cifre da capogiro per riuscire ad accaparrarsi le più belle figure e gli oggetti più ricercati.
Basti pensare che per i gioielli delle statue venivano usati oro, argento, perle, coralli e pietre preziose di vario genere.
Le stoffe usate per gli abiti venivano confezionate da apposite manifatture specializzate nella tessitura di disegni
piccolissimi e gli accessori come le porcellane provenivano dalla fabbrica reale di Capodimonte, come gli oggetti
in argento erano eseguiti dai maestri orafi della città e gli strumenti musicali dagli stessi liutai,come i Vinaccia
e i Fabbricatore, che rifornivano i Conservatori di quelli in misura reale.
Nel periodo natalizio tutte le botteghe di Napoli fervevano nella preparazione di oggetti per i presepi che dovevano
soddisfare i capricci dell'aristocrazia.
Anche Goethe nel suo "Viaggio in Italia", racconta di ricche dimore con saloni pieni di scene presepiali, con allestimenti
che partivano dalle terrazze per arrivare fino ai tetti delle case e si confondevano con il paesaggio reale.
In queste rappresentazioni l'aveva da padrone la fantasia del committente che spesso si faceva riprodurre in una statua
che veniva collocata accanto al re.
Nella preparazione del presepe napoletano si fonde la religiosità col profano, accanto alle scene sacre si ritrovano le taverne
con gli osti, le botteghe di macellai, panettieri con esposizione di salsicce, ricotte,frutti di mare, polpette, quarti
d'agnello, verdura e frutta.Tutta questa abbondanza di cibarie era l'esatta rappresentazione dell'opposto:
ovvero la fame atavica del popolo e serviva come degno sfondo ad accogliere la nascita di Gesù e come muta preghiera,
come a dire :"qui
c'è tanta abbondanza,non manca niente, portane un po' anche a noi".
Per la rappresentazione dell'arrivo dei re Magi c'erano sfilate di personaggi
esotici, mori, e di tutte le razze dell'impero Ottomano e naturalmente gli animali del
loro seguito quali elefanti, cammelli, scimmie, levrieri oltre a tutti gli animali "nostrani" e da cortile.
In questo tripudio di personaggi si allestiva la scenografia dove poi sarebbero stai collocati e posizionati secondo il tipo di espressione del viso.
Questo era possibile farlo in quanto le statuine del presepio sono costruite su un'armatura di filo di ferro, ricoperta di rafia
che poi venivano vestite degli abiti più umili o più sontuosi a seconda del personaggio che rappresentavano.
L'armatura quindi si può
piegare a piacimento e far assumere alla figura le pose più indicate.
Su questi "corpi" venivano montate le teste, che avevano inseriti gli occhi in vetro, e gli arti, costruiti in terracotta.
Ci sono statuine che sono delle vere opere d'arte
e non hanno niente da invidiare alle più belle sculture, infatti le più prestigiose, erano eseguite da veri scultori e pittori.
Nel presepe c'era posto per tutti, si parla di scene con case di tolleranza e nel famoso presepe De Giorgio era rappresentato
anche l'inferno.
Naturalmente un posto lo si deve trovare anche per Pulcinella che è ormai diventato un personaggio quasi obbligatorio
insieme a Benino, il pastore dormiente che non vide la stella cometa.
Oggi purtroppo rimane poco di questi sontuosi presepi e le scene rimaste si sono tramandate attraverso le collezioni di famiglia
come quelle dei Perrone e dei Cuciniello che ora rappresentano i due nuclei più importanti del Museo S.Martino di Napoli.
Sul mercato antiquario si trovano pastori che vanno dai 3 ai 15.000 euro e anche più, a seconda dello stato di conservazione,
dell'esecutore del pezzo e della sua anzianità.
Ci sono molti collezionisti di presepi napoletani ma solo pochissimi posseggono pezzi di qualità
straordinaria e per questi i prezzi....vanno a parlare con gli angeli.
L'8 gennaio 1752, scrivendo al fratello, Luigi Vanvitelli, in uno dei suoi momenti di "antinapoletanismo",diceva."Sono stato a Napoli
ho veduto i presepi, che invero tanto sono goffi nel resto, altrettanto sono abili in questa ragazzata, nella quale si applicano
efficacemente questi Napoletani".
Ma ciò che per Vanvitelli è dichiaratamente anche il riflesso di gusti e di scelte culturali che spingevano il celebre architetto ad
aborrire quanto nel dato artistico e visuale non corrispondesse a criteri di moderato razionalismo e di temperato classicismo- e il
presepe napoletanto, per la complessità e varietà delle sue forme e delle sue apparenze, in quel succedersi ed intrecciarsi
irrefrenabile di natura e di mito, di realtà e fantasia, di cronaca quotidiana e di "storia universale", doveva proprio apparirgli
quanto di più sregolato e innaturale, illogico e trasgressivo si potesse in quel tempo produrre a Napoli nel campo delle arti.
Solo da una ventina d'anni il problema del presepe napoletano è stato sottratto alla genericità e alla estemporaneità dei giudizi
e delle considerazioni precedenti, per essere invece sottoposto ad analisi e valutazioni di impegno scientifico, su basi di archivi
e documenti.
In particolar modo si è lavorato per sottrarre la produzione presepiale napoletana all'"equivoco" del fenomeno d'occasione
o dell'evento festivo e spettacolare per poter essere invece avvicinato e studiato come concreta forma d'arte, come documento di
storia e come segno della splendida stagione culturale maturata a Napoli in quel lungo arco di tempo.
Non si può non fare qualche accenno al Museo di S.Martino, dove si trova la più grande raccolta di presepi Napoletani.
Questo museo sorse nel 1870 a Napoli e ben presto si riempì di ogni sorta di cimeli.La gente saliva fino lassù solo
pr ammirare il panorama ma non si sognava neppure di entrare a visitarlo.Dopo 7 anni Michele Cuciniello, un commediografo
mediocre ma molto ricco di famiglia, donò il suo presepe al museo a condizione che lo stesso fosse ambientato in una
scenografia settecentesca. I pezzi erano circa 300 e alcuni recavano la firma dei più importanti scultori dell'epoca.
Le scene del presepe erano 3 : S.Giuseppe la Madonna che chiedono ospitalità a un oste, la nascita di Gesù nella grotta
e l'arrivo dei pastori e dei Re Magi con il loro corteo.
Nel 1880 fu esposto per la prima volta e fu così che la gente scoprì il Museo di S.Martino. Si visitava il presepe
e poi visto che si era già lì, si proseguiva per le altre sale.Altri collezionisti seguirono l'esempio del Cuciniello
donando le loro statue e il museo si arricchì di altre rappresentazioni.
Nel 1973 al museo arrivò una sontuosa donazione da parte della famiglia Perrone (che era stata la maggior collezionista
di presepi del mondo).Con questo dono arrivarono all'esposizione delle vere piccole opere d'arte firmate dai più
noti "pastorari" quali Matteo Bottiglieri, Giuseppe Sanmartino, Lorenzo Mosca, Salvatore Di Franco, Angelo Viva,
Giuseppe Gori e Giuseppe De Luca.
Inizialmente i presepi erano sparpagliati un po' ovunque ma nel 1990 (anno dei mondiali di calcio) la società Calcio
Napoli finanziò il restauro del presepe Cuciniello e da allora tutti i presepi presenti furono sistemati in bacheche
o vetrinette con illuminazione suggestiva.
Oggi la tradizione del presepe Napoletano rivive nelle vie di S.Gregorio Armeno dove sono situate tutte le più
importanti botteghe di "pastorari". La lavorazione delle statuine si protrae per tutto l'anno ed accanto alla
capanna, vicino a quelle della Madonna e Gesù bambino, trovano posto anche personaggi del
cinema come Totò o della politica contemporanea e divi del calcio.
Purtroppo però i grandi artisti del presepe si contano sulle dita e i laboratori moderni eseguono quasi sempre
le figure a stampo, limitandosi alla sola colorazione delle parti del viso e degli arti.
In ogni caso questa zona di Napoli, già da novembre, è presa d'assalto per la ricerca della nuova statuina o del
pastore più classico, il tutto per portare avanti una tradizione che ormai fa parte della cultura dei Napoletani ed
ogni anno rinnova tutta la sua magia nella rappresentazione nelle nostre case.
Le statue sono dei primi '900, alte circa 30 cm.con visi e arti in terracotta dipinta, applicati su corpi in filo di ferro e stoppa. Benino ( il pastore dormiente) è invece di produzione napoletana recente e l'angelo è stato
costruito da me assemblando le parti in terracotta, che ho acquistato grezze
in un negozio di Cremona specializzato in articoli per presepe, (e poi dipinto
con colori acrilici) su un corpo di filo di ferro e stoppa. Ho poi cucito gli
abiti e applicate le ali, anche queste in terracotta. Gli accessori ( cesto
di frutti, cassetta di pesci e cacciagione) li ho modellati con pasta tipo
terracotta ad essicazione ad aria e poi dipinti.
A destra si vede anche Pulcinella, con chitarra di legno e tamburello, che, insieme al bambinello è il pezzo più bello del mio presepe. Anche Benino e la terracotta dell'angelo sono comunque molto ben modellati.
Conto di fare al più presto delle foto più esplicative dei vari personaggi.
Tutte le fotografie sono di L. Romano e M. Russo, l'ultima di Webpam.
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